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Vanni Cuoghi

Vanni Cuoghi

Vanni Cuoghi è nato a Genova nel 1966, vive e lavora a Milano. Si diploma in Decorazione Pittorica presso l’Istituto Statale d’Arte di Chiavari (GE) e in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, Milano. Tra il 1989 e il 1992 lavora per alcune riviste italiane come illustratore e frequenta l’Accademia Disney. Fino al 2002 decora e affresca interni ed esterni di chiese e palazzi nobiliari reinterpretando gli stilemi della grande decorazione barocca.
Dall’ottobre del 2015 è titolare della cattedra di Tecniche Pittoriche presso l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli di Como.
Nel 2023 partecipa alla mostra collettiva HAUNTOLOGY a cura di Ivan Quaroni presso la galleria Giampaolo Abbondio a Todi (PG), Fiat Lux a cura di Aldo Premoli presso il Museo Diocesano di Noto (SR), tiene una mostra personale Plinio. Effetto Serra presso Villa Bernasconi a Cernobbio (CO), in occasione del bimillenario della nascita dello scrittore latino.

Intervista a VANNI CUOGHI di Francesca Di Giorgio

In Così è (se vi pare), bi-personale con L’orMa, hai trasformato gli spazi della Galleria Vico Spinola. La rappresentazione della natura diventa quinta teatrale. Il pubblico entra nella “finzione scenica” quasi come attore più che spettatore…
Sì, è proprio così. Il senso di questo lavoro è la ricerca di una sensazione perturbante e di stupore, nel senso più barocco del termine. Il pubblico diventa interprete e parte attiva dell’opera: parafrasando si potrebbe dire che diventa Pittura.

Da Ristorante Bino, invece, sono i tuoi famosi “monolocali”, diorami-tea­trini, a portare lo spazio di finzione “in miniatura” dentro ad un locale pubblico e conviviale come un ristorante… Cosa raccontano queste piccole e grandi scatole piene di dettagli? Ci invitano, forse, a guardare meglio o altrove…
Il metodo di realizzazione di questi diorami ha molte affinità con i meccanismi creativi delle ricette culinarie, in cui la combinazione e la preparazione degli ingredienti danno, sulla base di intuizioni, origine al piatto.
Io agisco nello stesso modo: creo con la carta ritagliata dei personaggi, degli oggetti di arredamento, delle ambientazioni e poi assemblo il tutto.
Si palesano così storie e narrazioni che risultano inattese (anche a me stesso) in cui l’aspetto ludico e la sorpresa si susseguono di continuo.

Durante uno dei momenti conclusi del Festival, l’incontro talk/performance con Chef Ricchebuono, sempre da Ristorante Bino, è come se mettessi in pratica quello che avviene nei tuoi lavori. I racconti reali di vita e le ricette dello chef si fondono e confondono con le tue ironiche interpretazioni live, disegni surreali dove la realtà è solo punto di partenza…
Come ti dicevo prima, l’aspetto ludico è per me fondamentale. Nel gioco uno degli elementi fondanti è la sfida, specialmente con se stessi.
Mentre lo Chef Ricchebuono parlava davanti ad un pubblico e raccontava come nascono i suoi piatti, io disegnavo in “diretta” tutto ciò che i suoi racconti mi facevano venire in mente. Senza pensarci troppo, disegnavo con il pennarello direttamente sulle tovagliette di carta. La narrazione è un altro degli ingredienti che accomuna Pittura e Cucina.
Il racconto che si dipana, in termini visivi, parte sempre da esperienze personali accadute realmente, ma poi soccombe ad irruzioni di taglio surreale. Anche se, devo dirlo, la quotidianità ha molta più immaginazione di noi.