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Frammenti. Atti di conservazione per un futuro di libertà

25 novembre 2023 › 27 aprile 2024

Frammenti. Atti di conservazione per un futuro di libertà

a cura di Matteo Galbiati e Livia Savorelli

Museo Archeologico

Fortezza del Priamàr, Savona

Artisti › Roberto Ghezzi • Alberto Gianfreda • Laura Pugno • Attilio Tono • Ivano Troisi

Mostra nell’ambito di CONNEXXION. Festival Diffuso di Arte Contemporanea
per essere liberi. Tra identità e memoria
a cura di Livia Savorelli

Per l’edizione 2023, il Festival CONNEXXION ha voluto stimolare una riflessione ad ampio raggio sul concetto di libertà, in un mondo sempre più mosso da nazionalismi, derive autoritarie, guerre e sconvolgimenti a livello planetario e da un’accentuata spinta al radicalismo e all’estremismo.

Nella consapevolezza che la cura e l’attenzione per il nostro tempo, nel suo fluire come processo continuo, sia fondamentale per la preservazione, per le future generazioni, di una storia che rimane e permane nell’oggi e nel domani, la mostra Frammenti. Atti di conservazione per un futuro di libertà trova il suo fulcro nella funzione del Museo di conservazione, tutela e studio di “frammenti di storia” che implica la salvaguardia della nostra libertà di continuare a raccontare il nostro tempo. Una libertà che unisce a filo doppio passato (rappresentato dal reperto) e contemporaneità (identificata nelle opere dei cinque artisti invitati).

L’allestimento al Civico Museo Archeologico è stato concepito dai due curatori come un innesto, in alcuni casi mimetico, nelle diverse sale del museo a tal punto che le opere attuali paiono appartenere naturalmente alle collezioni museali in un flusso temporale che unisce le temporalità del passato e del presente restituendole ad un nuovo possibile futuro. L’opera, confondendosi con i reperti e la collezione permanente, va cercata dal visitatore che può allora vivere un processo di scoperta individuale, nell’ottica di farsi più domande che ottenere delle risposte, per acquisire la dimensione di nuovi confini del pensiero, piuttosto che rimanere nel limite delle proprie conoscenze pregresse. In questa dimensione di immersione del singolo ritroviamo il principio e il valore fondamentali di una libertà autentica perché capace di rendersi partecipata e, quindi, condivisa nel suo essere autonomamente affermata.

Seguendo il percorso espositivo del Museo, si incontrano le prime due opere di Attilio Tono (1976): la prima, dal titolo PRW10b, si trova in alto, posizionata su una mensola sopra l’ingresso alla necropoli, una grande forma geometrica che, silenziosa nella sua presenza, quasi sembra predestinata a stare in quella posizione. Prodromo ideale al percorso costruito, è una forma sommessamente carismatica, pronta a testimoniare un racconto, una storia identitaria, che va osservata con attenzione. La seconda, PRWI1, si dichiara immediatamente, si vede entrando nella sala subito sulla destra: è la prosecuzione di quella raccolta di tracce – frammenti appunto – che dobbiamo ricercare e con cui ci impegniamo a raccogliere i segni di un racconto tutto da scoprire. Nelle sei sculture dell’artista, presenti lungo tutto il percorso museale, intervengono nel corpo dell’opera agenti alchemici che ne alterano e modificano il derma, il colore, la struttura. L’utilizzo di sostanze quali vino, soluzioni di cloruro di sodio, aniline, che agiscono sul gesso che compone l’opera, rendono organismo vivo e soggetto ad un mutevole cambiamento quella scultura che l’artista sa interpretare come un agente biologico, vivo nel suo divenire sempre possibile e mai conclusivo.

Raggiungendo la zona dei contrafforti, sulla destra si incontrano le Naturografie di Roberto Ghezzi (1978). Si tratta di opere in cui arte, uomo ed ambiente entrano in profonda connessione: sono teli che vengono immersi in acqua o collocati sotto terra – dopo lo studio preventivo e indicativo da parte dell’artista delle caratteristiche estetiche, fisiche, chimiche e biologiche mai completamente controllabili o predeterminabili – lasciando che sia poi la Natura a procedere alla sua opera di creazione. Lo spettatore si trova di fronte ad una produzione inconsueta, portatrice di canoni estetici misti (naturali-umani), valenze simboliche (l’artista che delega l’atto gestuale alla Natura), aspetti etici (la comprensione ed il dialogo con il paesaggio e la sua salvaguardia). In questo senso acquisisce un valore portante, anche nell’espressione di Ghezzi, l’accogliere la libertà decisiva del Tempo, quel fattore che l’uomo pensa di poter misurare, arginare, controllare, ma che, nelle sue dinamiche imponderabili, assoggetta sempre la nostra intenzione limitata ad un confronto con qualcosa di più grande e assoluto.

A seguire, sempre sulla destra, l’opera A futura memoria di Laura Pugno (1975). Immaginando un momento – futuro ma non troppo – in cui la neve non esisterà più a seguito del cambiamento climatico e creandone un suo personale archivio, l’artista realizza il calco di un blocco di neve nel tentativo di rendere eterno ciò che, per cause antropiche, è soggetto ad una vulnerabilità sempre maggiore. I frammenti ricavati diventano un prezioso archivio di forme di un elemento che è destinato a sparire, a rimanere solo come traccia di una memoria anch’essa in estinzione poiché, se non si adottano i giusti e seri, quanto efficaci e incisivi provvedimenti, le generazioni a venire non avranno più esperienza diretta e reale di quello che è per noi la neve.

Sulla sinistra, troviamo invece l’opera Radice di Ivano Troisi (1984) attraverso la quale l’artista si interroga su come bisogna guardare al passato per capire gli errori del presente. Getta così idealmente un seme – simbolo di un nuovo inizio – da cui si diramano delle radici forti, luminose e sinuose: un nuovo presente è alle porte. La prospettiva di visione è quella inedita di osservare un elemento vegetale, che è già cresciuto e ha radicato, dal basso, da sotto, scrutando quello che di norma resta nascosto e inaccessibile. Ammiriamo quegli organi vitali celati, ma da cui la pianta emersa alla vita, trae nutrimento e acquisisce solidità stabile nel luogo. L’elemento metallico aiuta a catalizzare la nostra attenzione facendoci ripensare all’idea stessa di cosa sia naturale e cosa artificiale, di cosa sia reso monumento e cosa, invece, si insinua inarrestabile come vita.

Proseguendo lungo la passatoia, ritroviamo Roberto Ghezzi con il progetto The Greenland project rappresentato da diverse cianotipie realizzate durante una residenza in Groenlandia nel 2022, attraverso queste l’artista ha cercato di restituire, in chiave estetica ma scientifica, il fenomeno della fusione dei ghiacciai. Attraverso la tecnica della cianotipia ed utilizzando carte fotosensibili, Ghezzi ha monitorato per 25 giorni, nello stesso punto geografico, il processo di liquefazione del ghiaccio derivante dalla fusione dei ghiacciai, realizzando opere dal forte impatto estetico e cromatico. Le tracce lasciate sulle carte definiscono colorazioni più o meno intense secondo le caratteristiche del ghiaccio stesso, secondo la concentrazione o meno, la densità più o meno rarefatta, di elementi che rimandano o trattengono la luce e quindi determinano un processo di scioglimento – dopo l’esposizione al sole – più o meno accelerato. Il condizionamento di un equilibrio invisibile ha il potere e la facoltà di cambiare tutto, forza di una Natura il cui divenire può sfuggire dal nostro controllo.

Raggiungiamo infine l’ultima sala del piano terra, dove troviamo sulla destra in tre distinte nicchie (due in basso a destra, una in alto di fronte), altre tre opere di Attilio Tono: PRWG4, PRWS1 e PRW5bis che, in scala diversa dalle precedenti, proseguono nell’intenzione di “fissare” un cambiamento in costante progressione. In dialogo con i mosaici pavimentali, quattro tondi di diverse dimensioni di Alberto Gianfreda (1981) provenienti della serie Effimera. Le opere, costituite da frammenti in ceramica, sono il risultato costruttivo di un atto distruttivo di frantumazione di vasi ceramici e la loro successiva ricomposizione fluida con catene che tentano di tenere insieme una forma ormai violata. Quello che è andato apparentemente perduto ha la capacità di potersi ricostituire, se non nell’unità originaria, in un nuovo elemento che, composto dalle singole particelle di quello che è stato, nella complessa ri-aggregazione assume i contorni di una nuova immagine capace, al contempo, di narrare una storia precedente e una inedita tutta da definire.

Dialogano invece con i reperti contenuti nelle diverse teche, due vasi della serie Nothing as it seems. Anch’essi scomposti, ma trattenuti in un confine idealmente coincidente con il corpo iniziale, possono essere mossi e articolati modellando in continuazione ciò che, in realtà, non avrebbe più potuto subire modificazioni, dichiarando una trasformazione che adesso è continuativa. Tutte queste opere, allora, sono espressione della libertà di rimodellare in continuazione la materia interpellandone le specifiche dinamiche ed energie nascoste.

Conclude il percorso, al primo piano, la monumentale opera di Attilio Tono, dal titolo DS1 (Dissipative Structure 1), forma scultorea che evoca a sé una natura duplice, dove artificiale e naturale (il gesso e il legno), grazie all’equilibrio sensibile impresso dall’artista, sanno porsi in stretta continuità nella natura fisica del “corpo” della scultura.

[Testo di sala a cura di Livia Savorelli e Matteo Galbiati]

Frammenti. Atti di conservazione per un futuro di libertà
Opere di Roberto Ghezzi, Alberto Gianfreda, Laura Pugno, Attilio Tono e Ivano Troisi

A cura di Livia Savorelli e Matteo Galbiati

25 novembre 2023 – 27 aprile 2024

Civico Museo Archeologico, Palazzo della Loggia, Fortezza del Priamàr
Corso Mazzini 1, 17100 Savona

Orari: martedì-venerdì 10.00-16.00; sabato e domenica 10.30-15.30 (lunedì chiuso)
Biglietto: intero € 5,00, ridotto € 3,00; ingresso gratuito fino ai 18 anni, disabili con accompagnatore, soci Istituto Internazionale di Studi Liguri, insegnanti con classi e guide turistiche con gruppo

https://www.museoarcheosavona.it/contatti/
http://musa.savona.it/civico-museo-archeologico-e-della-citta-2/

INFORMAZIONI:
Arteam Associazione Culturale

Via Traversa dei Ceramisti, 8/bis – 17012 Albissola Marina (SV)
T. +39 019 4500744 | info@arteam.eu | www.arteam.eu | info@connexxion.it | www.connexxion.it
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UFFICIO STAMPA:
CSArt – Comunicazione per l’Arte
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